La fotografa documentarista saudita-americana Tasneem Alsultan è famosa soprattutto per il suo lavoro sulle problematiche sociali e di genere in Arabia Saudita e in Medio Oriente. Qui di seguito racconta di come utilizza la fotografia per offrire nuove prospettive di genere in Arabia Saudita e di quanto sia importante avere una maggiore rappresentanza femminile dietro l’obiettivo.
L’intervista a Tasneem Alsultan
Come ti sei avvicinata alla fotografia? – Il mio interesse per la fotografia è nato all’età di nove anni, quando ho chiesto ai miei genitori di regalarmi una fotocamera per il mio compleanno. Mi hanno comprato una fotocamera economica con circa 30 fotogrammi, che ho utilizzato per documentare ogni momento.
Professionalmente, la mia carriera ha avuto inizio solo nel 2010. Tutto è iniziato quando mi sono trasferita in Arabia Saudita con le mie figlie e ho voluto ritrarre il viaggio e la loro esperienza. A quel tempo, non sapevo utilizzare l’illuminazione o le impostazioni della fotocamera e le funzioni manuali. Possedevo gli strumenti ma non la conoscenza. Mi sono divertita a scattare delle foto che ho condiviso su Facebook. Alla fine ho ricevuto circa 1000 like e un sacco di messaggi da persone che mi chiedevano di fotografare i loro bambini. All’inizio, scattavo con la mia fotocamera e stampavo le foto a casa per spedirle a chiunque. Ora i miei ritratti delle donne saudite sono esposti nei festival di fotografia di tutto il mondo.
Ci sono stati degli ostacoli che hai dovuto affrontare in quanto donna e come pensi di averli superati? – Quando ho cominciato a fotografare, insegnavo inglese come seconda lingua. Non avevo alcuna esperienza di fotografia – infatti, mi sono laureata in antropologia – ma ho sempre sognato di fare qualcosa di artistico. Non avrei mai pensato che un giorno sarei diventata una fotografa professionista, quindi in un certo senso l’ostacolo che ho affrontato lo avevo creato io stessa, era un blocco mentale. Non pensavo di farcela. Comunque, dopo un anno trascorso a scattare foto di bambini, mi hanno chiesto di fotografare un matrimonio. È solo a questo punto che ho iniziato a calarmi veramente nel ruolo di fotografa, perché se qualcuno ti paga per documentare il suo matrimonio, allora devi sapere veramente come utilizzare la tua attrezzatura e prevedere i momenti speciali da cogliere.
Cosa ti ha spinto a immortalare con le tue fotografie le problematiche sociali e di genere in Arabia Saudita? – La mia fotografia rispecchia l’argomento che ho trattato nella mia tesi, ossia le donne saudite e la conoscenza di sé stesse attraverso il loro rapporto con gli uomini sauditi. L’Arabia Saudita riunisce una varietà di persone con origini, etnie e culture diverse, ma tutte accomunate dalla stessa idea che le donne siano meno importanti degli uomini. Fino a un anno fa, mio padre era il mio tutore legale. Mi ha consentito di viaggiare, ma molte donne non sono state altrettanto fortunate con i loro tutori.
Oggi, sotto la leadership del principe ereditario stiamo assistendo a un cambiamento. Ad esempio, adesso le donne possono guidare. Analizzare questi cambiamenti in una tesi scritta è molto diverso dal produrre una testimonianza visiva. Ecco perché amo ritrarre questi cambiamenti socioculturali e un giorno vorrei poter mostrare alle mie figlie come le cose sono cambiate per le donne.
Cosa ne pensi del modo in cui le donne sono state da sempre ritratte attraverso il linguaggio figurativo? Pensi che la fotografia abbia consolidato alcuni stereotipi o pregiudizi? – Nelle foto, le donne saudite tendono a essere immortalate come vittime mentre i nostri uomini vengono demonizzati e questo non è sempre vero. I miei nonni sostenevano che tutte le loro figlie dovessero essere trattate al pari dei loro figli. Grazie al sostegno di suo padre, mia madre è andata a scuola e ora è professoressa e rettrice universitaria. In realtà, molte donne della sua generazione sono diventate dottoresse, ingegneri e CEO. Sono cresciuta circondata da donne in carriera, in assoluta contraddizione con l’eterno stereotipo delle donne saudite viste come “principesse casalinghe”. La gente dimentica che il cambiamento cui stiamo assistendo non è improvviso ma è maturato nel corso di generazioni, imposto da genitori e nonni.
Il mio lavoro consiste nel rappresentare le donne saudite con più rispetto di quanto ricevano normalmente. Puoi sempre capire se una foto di una donna saudita è stata scattata da un’altra donna o da un locale, perché lascia spazio alla sua storia. Amo fotografare le donne dell’Arabia Saudita nel modo in cui si vedono: sono loro stesse a dirmi come desiderano essere fotografate. Scelgono dove farsi ritrarre e cosa indossare.
Quanto è importante che dietro l’obiettivo ci sia una donna? – È importantissimo. Anche se non stessi documentando la vita delle donne saudite rapportata agli uomini sauditi, dovrei comunque essere in grado di stabilire un legame con i miei soggetti e non limitarmi a una visione stereotipata. Molte donne che vivono in questa parte del pianeta sono state emarginate e trasformate in uno stereotipo dal resto del mondo e questo è davvero pericoloso. Sono vittime di questa visione non solo da parte degli uomini sauditi, ma anche del resto del mondo.
Quando fotografo i miei soggetti, lascio che siano loro a dirmi in che modo desiderano essere percepiti. Anche se uno dei miei soggetti ha subito violenza, non voglio raffigurarlo semplicemente come una vittima – molte di queste donne sono delle supereroine. Ad esempio, ho ritratto una donna che, volendo porre fine al suo matrimonio, ha cercato una seconda moglie per suo marito, le ha pagato la dote e infine ha divorziato. Sarebbe stato veramente inaccurato da parte mia rappresentare questa donna come una semplice vittima di violenze fisiche ed emotive, quando in realtà era stata tanto forte da agire e liberarsi. Esistono moltissime donne che hanno superato gli ostacoli e le costrizioni imposte dalla società, dalla religione e dal nostro stesso governo. Ecco perché è importante che i fotografi non si limitino a raffigurare uno stereotipo ma stabiliscano un legame con i loro soggetti cercando di comprenderli più a fondo.
Cosa può portare la fotografia a questa narrazione che le parole non possono? – Invece di scrivere una tesi che poche persone leggeranno, una sola immagine può esercitare lo stesso effetto di un intero libro. Se quello scatto scatena delle emozioni, allora ho raggiunto il mio scopo come fotografa. Questo è il mio obiettivo: esercitare un impatto su persone di tutto il mondo che non avranno mai l’opportunità di incontrare queste donne. Voglio cambiare il modo in cui il resto del mondo considera le donne saudite e aiutare le persone a simpatizzare con loro. Emotivamente siamo tutti molto simili: soffriamo e festeggiamo allo stesso modo, ma la gran parte delle differenze che vediamo sono ritratte dai media.
Quanto è importante l’educazione e cos’altro si deve fare? – Il mio sogno sarebbe di vedere le mie fotografie stampate ed esposte da qualche parte al di fuori del Medio Oriente. Le mie foto sono già state esposte in un festival fotografico in Nepal e l’impatto è stato incredibile.
Prima del festival, ero un po’ preoccupata per quello che i nepalesi avrebbero potuto pensare delle donne saudite, ma la realtà è stata completamente diversa. Ricordo che durante il festival un uomo nepalese si è fermato davanti a una delle mie foto e ha detto: “Posso capire questa donna. Ho appena divorziato e sono figlio di divorziati.” Un altro ha detto: “Capisco questa donna e la difficoltà di crescere i figli da sola.” Hanno guardato oltre i vestiti e le case e hanno visto la persona. Questo è il mio obiettivo come fotografa: abbattere alcune barriere.
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Chi è Tasneem Alsultan
Nata negli Stati Uniti e cresciuta tra il Regno Unito e l’Arabia Saudita dove attualmente vive, Tasneem Alsultan è una fotografa documentarista, storyteller e grande viaggiatrice. Con il suo occhio attento e la fotocamera sempre a portata di mano, offre prospettive uniche e intime sulle vite quotidiane dei suoi soggetti, raccontando le loro storie con passione mentre cerca di umanizzare e connettere le loro realtà con il suo pubblico. Il suo lavoro si concentra sulle problematiche sociali e la questione dei diritti in Arabia Saudita e la regione del Golfo Arabo, osservati attraverso la lente del genere, sfidando le percezioni stereotipate del Medio Oriente e ritraendo una regione e un popolo che non rispecchiano le aspettative.