Non credo che molti conoscano la fotografia in copertina, e volendo fare le presentazioni in grande stile vi dico che si tratta di uno degli scatti fotografici più famosi al mondo: Dalì Atomicus. Era il 1948 quando il fotografo Philippe Halsman incontra Salvador Dalì. Due persone eclettiche ed eccentriche, dal carattere variopinto, proprio come i quadri di Dalì. Halsman è classe 1906 (Riga) e lascia questo pianeta nel 1979 (New York). Giovane irrequieto che all’età di 21 anni venne accusato dell’uccisione del padre e per questo condannato a 4 anni di carcere. Uscito di prigione trascorre un periodo in Francia e infine approda nella grande mela dove inizia la sua attività di fotografo immortalando divi del cinema e della vita mondana. Nel 1958 la rivista Popular Photography lo incorona “uno dei dieci migliori fotografi del mondo“.
Arriviamo così al Dalì Atomicus, scatto fotografico ambientato nel suo studio newyorkese. Siamo in un periodo in cui non esisteva la fotografia digitale e di conseguenza non c’era Photoshop né altri software di ritocco, quindi si va di ingegno e sperimentazione. Il quadro che si vede in foto è Leda Atomica di Dalì. Gli oggetti furono sospesi in aria con delle corde di pianoforte che con grande abilità furono rimosse nello scatto definitivo. Sua moglie e alcuni assistenti hanno collaborato all’impresa sorreggendo altri oggetti e lanciando gatti e secchiate d’acqua al grido “Pronti … Via” del fotografo. Ci sono volute 6 ore di lavoro (compreso il tempo di sviluppo di ogni singola lastra fotografica da 5×8″) e 28 tentativi. Lo sforzo e il risultato è stato immediatamente riconosciuto dalla rivista LIFE che dedicò una pagina doppia all’immagine e a nota di tutto questo, Halsman tenne a precisare che non fu arrecato alcun danno agli animali.
Oggi un altro fotografo, Karl Taylor, ritenta l’impresa ricostruendo in studio il celeberrimo scatto, ovviamente manca la presenza di Dalì ma il tutto è documentato in uno stupendo video pubblicato su YouTube.