Dopo la presentazione ufficiale di FujiFilm X-T30, ho attesa parecchio per averla in mano e gustarmela qualche settimana e l’attesa ha confermato tutte le mie aspettative. Rispetto alla sorella maggiore – X-T3 – perde qualche cm e un po’ di peso nel corpo macchina e non infastidisce neppure la mancanza del piccolo hand-grip anteriore. Viste le dimensioni e la disposizione dei controlli nella parte superiore e posteriore del corpo macchina, si trova velocemente il modo di gestire i movimenti delle dita. La sensazione di avere in mano un prodotto di qualità è un altra sensazione che si percepisce subito: materiali e costruzione sono all’altezza del marchio – come sempre del resto e vate tutti i 950,00 € (prezzo medio sul mercato al momento in cui vi sto scrivendo, versione solo body).
L’obiettivo per iniziare
L’esperienza d’uso
Fatte le considerazioni su dimensioni e peso, vi rimando alla scheda tecnica completa del prodotto sulla pagina di FujiFilm e noi concentriamo sull’esperienza d’utilizzo. Rispetto alla sorella maggiore X-T3 eredita molte caratteristiche tecnologiche e ne guadagna di nuove rendendola di fatto un ottimo compromesso sia per il fotografo più esperto ed esigente, sia per il fotografo neofita che ha acquistato la sua prima mirrorless ad ottiche intercambiabili. Questa cosa è caratterizzata dalla presenza della modalità SR Auto Avanzata. L’avanzato processore digitale X-Trans CMOS 4 permette di leggere la scena con precisione e impostare istantaneamente la macchina per ottenere lo scatto migliore. Il compito del fotografo sarà solo quello di scattare. Funziona bene, sempre, in ogni situazione. Dal pieno sole in controluce, alla penombra, passando dai soggetti in rapido movimento a quelli in posa da studio. Oltre all’obiettivo “kit” citato prima, avevo anche uno dei miei preferiti, ovvero il Fujinon XF 23mm f1.4 R. La macchina riconosce l’obiettivo montato e migliora l’esperienza fotografica in modalità Auto proprio per ottenere sempre il massimo.
Il display è basculante verso il basso e l’alto, mentre manca lo snodo per orientarlo quando scattiamo in verticale – cosa che invece ho apprezzato molto nella sorella maggiore. E’ però un giusto compromesso cui si può rinunciare per essere in linea con il corpo più light. Ottima la visibilità anche di giorno seppur in pieno sole soffre un po’ – come del resto può capitare con altre macchine fotografiche ma, proprio il movimento dello schermo ci viene in aiuto per trovare sempre l’angolazione migliore e vedere correttamente cosa stiamo inquadrando. Il touch è molto reattivo e prontissimo ai nostri tap – si può disattivare in modalità selettiva perchè effettivamente proprio per la sua reattività, avvicinando la macchina fotografica all’occhio per usare l’ EVF, se il display è ancora attivo e lo si preme con la punta del naso – beh, è come aver premuto con il dito. A proposito dell’ EVF vi dirò che è un eccellente mirino. Reattivo e mostra tutte le indicazioni di scatto. Ci vorrebbe forse un appoggio morbido per la palpebra ma è un dettaglio. Quel che ho trovato forse pià scomodo e la temperatura colore dell’ EVF. A volte mi ha fuorviato nel fare considerazioni di esposizione e scatto in generale. Meglio usare il monitor sul dorso quando vogliamo fare regolazioni precise e fedeli alla realtà.
Messa a fuoco precisa e veloce, non solo usando il punto centrale fisso, ma anche in condizioni di messa a fuoco continua su soggetti in rapido movimento. Usando la messa a fuoco su punto singolo, viene in aiuto il cursore posto sul dorso che ci permette di spostare velocemente il punto: uso agevole e posizione azzeccata. Quando si aggancia il fuoco è facile seguire i movimenti del soggetto mantenendolo perfettamente a fuoco. Certo il sistema ha velocità di reazioni diverse e l’ho notato usando il 23mm a tutta apertura. La profondità di campo può incidere in condizioni particolare. Durante le riprese video invece il discorso cambia e, con movimenti più controllati, il cambio di piano e conseguente cambio di messa a fuoco è agevolato anche dalle impostazioni di transizione del punto focale. Questi aspetti sottolineano, ancora una volta, che quando usiamo la fotocamera non in automatico, occorre sapere cosa si sta facendo e come lo si fa. Tutto questo ovviamente ha l’indubbio vantaggio di poter mettere nello scatto – o nelle riprese video – tutta la nostra creatività e lei ci risponde con tutto il suo potenziale ottico con la garanzia di avere la miglior qualità registrata su file.
Il menù di setup della macchina fotografica è disponibile in versione full – dove si trovano tutte le impostazioni di configurazione, sia in versione Quick – utilizzabile mediante apposito tasto sul dorso – dove è possibile fare regolazioni specifiche in base alla modalità di scatto selezionata. Per chi conosce già il marchio, direi che la navigazione e la modalità di lavoro delle opzioni e del menù in generale, è identica agli altri modelli. Ciò che variano sono i valori delle impostazioni dati delle caratteristiche della macchina fotografica. In definitiva posso dire che è sempre facile utilizzare il menu e fare le regolazioni di base, mentre occorre sicuramente un po’ più di esperienza e consapevolezza quando ci si addentra in funzioni molto specifiche (regolazioni delle modalità di bracketing e video). Nulla che non si possa apprendere con un po’ di esperienza e sopratutto leggendo il manuale d’uso. La connessione all’app FujiFilm, disponibile per Android e iOS, è intuitiva e a prova di neofita anche nel mondo smartphone. Lo si fa all’inizio della configurazione, con un QRCode. Connessione stabile e veloce e possiamo utilizzare l’App sia per scattare in remoto sfruttando il display dello smartphone, sia per archiviare le foto sul dispositivo mobile e condividerle con amici e social network.
Il flash integrato è utile in molte situazioni anche se non è molto potente, quindi va benissimo per un ritratto in contro luce o per dare una schiarita a qualche ombra di troppo sul soggetto davanti a noi. Si alza meccanicamente, a scatto, con un comando posto sotto una ghiera di controllo e nel menù si trovano diverse opzioni per regolare potenza e modalità d’uso.
Diventiamo registi
Dire che la macchina fotografica è capace di registrare video è riduttivo, scontato e banale. Con le impostazioni corrette per gestione colore, formato video, dimensione e velocità frame si ottengono risultati incredibili. Il riferimento è sempre con l’XF 23mm montato. Ottima qualità e focale più vicina al classico formato 35mm. Il menù delle impostazioni dedicato alla ripresa di filmati è impressionate per quante opzioni ci sono – e questo è dedicato agli utenti più esigenti ed esperti – in alternativa è possibile concentrarsi sul formato: FHD o 4K e al Frame rate: 59,94-50-29,97-25-24-23,98. Al resto lasciamo che ci pensi la macchina impostando la leva di comando SR Auto Advanced. Per essere davvero registi si può usare il rapporto video 17:9, la simulazione Film – ovvero la simulazione pellicola di FujiFilm, registrare video a 120 Fps. Abbiamo anche l’opzione F-Log per registrare video con meno saturazione e una curva dinamica più ampia; ideale in questo caso per chi farà post produzione video. La messa a fuoco può essere attivata con inseguimento del soggetto o in modalità passaggio A –> B e viceversa con movimento fluido e continuo. L’uscita video è programmabile affinchè si possa utilizzare un recorder esterno e avere il pieno formato 4K per registrare al massimo della qualità. In FullHD, l’uscita è 4:2:2 a 10bit – Ottima combo per registrare video di qualità.
Detto ciò, la qualità video dal FullHD al 4K è davvero elevata e non delude in nessuna condizione di ripresa. Certamente alzando gli iso oltre 3200, specie se si lavora da f4 in su, la qualità del girato diventa discreta e sufficiente per essere vista sul televisore di cassa accettando i compromessi del caso. Dato che è possibile scegliere anche la dimensione del flusso video (50Mpbs, 100Mbps e 200Mbps) occorre avere anche una scheda SD molto veloce e molto capiente, in alternativa dovremmo necessariamente utilizzare un recorder esterno. Si sente la mancanza della stabilizzazione in camera, quindi attenzione ai video registrati a mano libera. Anche in presenza di un ottica stabilizzata le riprese avranno sempre un certo movimento date dal movimento di camera, quindi meglio usare un cavalletto, un monopiede o un appoggio naturale sulla scena.
Conclusioni
Ero stato piacevolmente sorpreso dalla sorella maggiore X-T3 e con questa confermo ciò che penso di questa serie di fotocamere. Versatilità, semplicità d’uso e qualità elevata sia negli scatti fotografici che nel filmato. Ovviamente tutto il merito anche all’ottica senza la quale non si porterebbe a casa nessuna foto. Eccellenza costruttiva nell’apparecchio fotografico in se, eccellenza nel firmware e nel processore d’immagine che gestisce tutto il comparto elettronico. Come dicevo a inizio articolo, se dovessi comprarla adesso eviterei di prendere il 15-45mm – piuttosto, se manca il budget, meglio trovare un bundle con il 18-55mm. Se usiamo la fotocamera per girare video, una sola batteria dura poco più di 1 ora (utilizzo continuo tra impostazioni e brevi riprese video) mentre in modalità fotografica si ho superato i 400 scatti (utilizzo tra impostazioni, 50% circa LCD e 50% EVF). E’ molto leggera da trasportare ma una nota dolente la faccio alla tracolla. La fettuccia è piuttosto stretta e la pelle è piuttosto rigida – tende quindi a rimanere poggiata sul collo di taglio – meglio pensare a una tracolla dalla fettuccia molto larga e magari in neoprene o tessuto imbottito – per tutto il resto è una fotocamera da 10 e Lode.