Sono due le mostre del Premio Voglino al Festival della Fotografia Etica che, racchiuse in un solo spazio, quello di Palazzo Barni nel centro città, sembrano essere chiamate oggi a raccontare “l’altra faccia della Chiesa”. La prima, Perle, young exorcist, è ambientata nel Madagascar: a Riccardo Bononi è andato il Premio che porta il nome del Festival e che ogni anno seleziona, fra i progetti di fotografia documentaria, quelli che si sono distinti per la capacità di mettere in luce con professionalità e sensibilità aspetti di grande umanità o rilievo della società contemporanea. Perle, young exorcist è solo l’ultimo capitolo di una decennale ricerca, condotta dal fotografo e antropologo nelle terre malgasce al fine di esplorare e tradurre visivamente le loro usanze, i loro riti e la loro cultura. In questo progetto protagonista è il villaggio di Toby Betela, dall’organizzazione perfetta, quasi utopica, interamente abitato da esorcisti luterani (circa 250) e dai loro ‘pazienti’, i ‘posseduti’, che trascorrono in catene gran parte della loro vita. La storia muove dall’improbabile e casuale amicizia nata tra due giovani coetanee: Perle, l’esorcista, e Fafah, l’indemoniata. A decretare il proprio ruolo nella comunità spesso vi è la diversità (qualunque essa sia, “demonizzata”), ma anche la semplice distanza, ha scritto lo stesso autore in un articolo d’approfondimento pubblicato su Il Reportage: “Nel nome di Gesù di Nazareth la società ha deciso che una sarebbe stata salvata, l’altra sommersa”. Oggi l’intero progetto è pubblicato come libro, U ne belle vie, une belle mort edito dall’Istituto IRFOSS di Padova: documentazione preziosa per guardare, attraverso gli occhi di Bononi, ad una quotidianità che, lungo tutta l’esistenza, sempre alterna e avvicina la morte alla vita.
Con la seconda, Confiteor di Tomaso Clavarino, torniamo invece qui, in Italia, e lo facciamo per affrontare un argomento, oggi più che mai, di grande attualità: la pedofilia come “lebbra che infetta la Chiesa”. Dal 2004 sono stati riportati al Vaticano oltre 3.500 casi di abusi commessi su minori da parte di membri del Clero, senza un corrispondente giusto in termini di azioni disciplinari, ma anzi, il più delle volte, con provvedimenti di dubbia utilità e un’inevitabile caduta, dei casi, nel silenzio. Quello di Clavarino è il primo progetto fotografico in Italia dedicato all’argomento. È la prima volta che le vittime decidono di parlare, mostrarsi, alzare la testa e portarsi con le loro ferite in uno scatto.
Tra oggetti, documenti, particolari e simboli i protagonisti sono loro: vittime non solo – e da bambini – dell’abuso, ma di più della vergogna e del dolore con cui hanno dovuto convivere e hanno convissuto. Due anni di lavoro e Confiteor (I confess) da possibile è diventato necessario: come denuncia e, prima di ciò, “viaggio” – “in queste memorie, in queste ferite, in questo silenzio”. Un anno fa il progetto, vincitore del Premio per la categoria Giovane Talento, era ancora in corso. Oggi, già pluripremiato, esposto nonché pubblicato da importanti testate all’estero, è divenuto libro: edito da Zine Tonic proprio nel corso del 2018. Nessun media italiano, a oggi, ne ha parlato.
Vi ricordo inoltre che avete tempo fino al 15 ottobre prossimo per iscriversi alla IV Edizione del Premio Voglino, in programma al Festival della Fotografia Etica di Lodi il 20 e 21 ottobre 2018. Per tutti i i dettagli vi rimando al comunicato stampa di qualche giorno fa dove troverete tutti i dettagli per parteciparvi oppure potete visitare il sito web ufficiale Premio Voglino.