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Alterazioni Prospettiche – MIA Photo Fair 2024

Mia Photo Fair 2024 - Logo

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Guardiamo, fotografiamo, comprendiamo, creiamo attraverso i filtri. Sono la nostra misura delle cose. Al tempo stesso i filtri modificano le prospettive, alterano la realtà, generano nuove visioni. “Alterazioni prospettiche” è il titolo dell’immagine iconica della 13° edizione di MIA Photo Fair (11-14 aprile negli spazi di Allianz MiCo) che nel 2024 sceglie di raccontare i temi della fiera non con una fotografia, ma attraverso un graphic-concept, frutto della sovrapposizione in camera 3D di filtri smerigliati da cui sono state ricavate fotografie digitali che alterano la parola MIA. 


Alterazioni Prospettiche – Una metafora visiva

Una “metafora visiva” per rappresentare il nostro approccio al cambiamento, a come osserviamo, percepiamo, deformiamo e ricreiamo l’immagine che abbiamo del mondo, ma anche una sorta di ‘goccia’ che si propaga, perché quel cambiamento arrivi a tutti e sia contagioso, come la passione che lo ha indotto.

Il progetto realizzato da Alessandro Prepi Sot e Dario Pianesi di Hapto Studio a Milano coglie il tema del cambiamento, “Changing” – scelto dal nuovo Direttore Artistico di MIA Francesca Malgara – che si manifesta attraverso diversi punti di vista, creando una varietà di interpretazioni e immagini. Un’identità visiva che gioca con forme e filtri, cambi di prospettive, richiamandosi alle esperienze artistiche delle avanguardie degli anni ‘70, rappresentando il tema centrale della nuova edizione di MIA Photo Fair.

L’idea è indagare il fil-rouge attraverso sezioni, talk, approfondimenti: non uno scatto soltanto a rappresentare una logica, una strategia, ma un graffio color magenta, non a caso il colore dell’anno, con cui graficamente e visivamente si delinea un ponte verso la nuova edizione. Come se in quel diffondersi dell’immagine si estendesse la misura del cambiamento.

Di fronte al crollo del mito dell’oggettività del medium fotografico, ci servono probabilmente nuove modalità di interpretazione e ricerca. Nuovi sguardi capaci di cogliere, di fronte alla velocità dei cambiamenti, trame dettagliate e prospettive. Anche per questa ragione la scelta di un segno grafico e non di uno scatto: una sorta di semiologia nella ricerca di nuove frontiere fotografiche e di un simbolo talmente iconico da rendersi familiare.

Come diceva il fotografo Neil Leifer “La fotografia non mostra la realtà, mostra l’idea che se ne ha”: su questo presupposto si issano le vele di un percorso, quello verso MIA Photo Fair, che riserverà numerose sorprese. Del resto, secondo Alex Webb “Un frame 24×36 mm è troppo grande per contenere un’unica storia”.

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