Franco Pagetti in mostra a Milano

Dal 5 ottobre 2017 al 21 gennaio 2018, il CMC – Centro Culturale di Milano, in Largo Corsia dei Servi 4, ospita una retrospettiva dedicata a Franco Pagetti (1950), fotogiornalista tra i più autorevoli a livello internazionale, che vanta collaborazioni con le più importanti testate, come The New York Times, Newsweek, Time, The New Yorker, Stern, Le Figaro, Paris Match, The Times of London e altre.

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Sheets are used to obscure soldiers of the Free Syrian Army, F.S.A, from the view of Bashar al-Assad’s security force snipers.

La mostra, dal titolo Tutti i confini ci attraversano, ideata da Camillo Fornasieri, direttore del CMC, e curata da Enrica Viganò, con il patrocinio della Regione Lombardia e del Comune di Milano, col contributo del Credito Artigiano e il sostegno di Arriva Italia e Unipol, inaugura la trilogia che CMC e Admira dedicano al tema “L’uomo e il confine”.

Per la prima volta a Milano, la rassegna permette di incontrare da vicino la forza delle fotografie di Pagetti il cui fiuto giornalistico lo porta a essere presente – spesso per primo – nei teatri di guerra del pianeta, dall’Afghanistan al Kosovo, da Timor Est al Kashmir, dalla Palestina alla Sierra Leone e al Sud Sudan oltre che, con temi diversi, in altri paesi quali Cambogia, Laos, Vaticano, Arabia Saudita, Indonesia.

Come dice Franco Pagetti nell’intervista di Enrica Viganò in catalogo: “Il linguaggio fotografico è uno strumento. Comunicare con la fotografia è davvero un modo per raggiungere gente di ogni lingua e cultura. Da parte mia uso il linguaggio della fotografia declinato in ogni sua forma, secondo quello che voglio fare. Sono sempre foto in cui cerco di mettere me stesso, quello che sono io, quello che sono stato e forse quello che sarò.”

La cifra stilistica di Pagetti si riconosce per la sua capacità di trovare l’uomo dentro le situazioni più difficili edi vivere il proprio ambiente attraversato da “confini” visibili e invisibili. Secondo Pagetti, c’è sempre la persona anche nel soldato che esegue degli ordini, c’è il suo volto nell’uomo che combatte, che fugge, che soffre, che resiste.

Pagetti coglie con le sue immagini i confini che ci attraversanonei monti e villaggi dell’Afghanistan, paesaggi silenziosi come quelli del pastore errante di Giacomo Leopardi, o negli scatti in bianco e nero di ritratti di uomini e donne in preghiera nelle loro case, mentre fuori imperversa la battaglia, per rivelare quella differenza tra Sciiti e Sunniti che si manifesta nel modo di pregare, o ancora negli orizzonti di muri urbani o geografici di Palestina, Irlanda, Afghanistan, e persino nel paradossale confine fragile dell’amore che ha cucito le tende colorateche campeggiano nelle vie sventrate di Aleppo,dono delle donne per proteggere i loro mariti  e figli dai cecchini nemici.

La rassegna del CMC approfondisce quello che sta dentro i fotoreportage di Pagetti, rivelando la sua preparazione e capacità di informazione che interroga il metodo dei media di oggi, argomento di grande attualità insieme quell’uso moltiplicato dell’immagine nei Social.

Franco Pagetti è stato inoltre recentemente protagonista del film-documentario Shooting War della regista canadese di origine irachena Aeyliya Husain. Il documentario è stato presentato in anteprima mondiale alla XVI edizione del Tribeca Film Festival, la celebre rassegna ideata da Robert De Niro che si è tenuta a New York nell’aprile 2017.

Durante i mesi di mostra si terranno varie iniziative, come momenti d’incontro e dialogo con il pubblico e con le scuole. Accompagna la mostra il decimo volume della collana I Quaderni del CMC (Admira Edizioni) che contiene l’introduzione di Camillo Fornasieri, un testo critico di Elena dell’Agnese, docente di geografia politica e culturale all’Università di Milano-Bicocca, e un’intervista di Enrica Viganò a Franco Pagetti.

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Franco Pagetti. Una biografia – Nato a Varese nel 1950, Franco Pagetti comincia ad occuparsi di fotografia negli anni ’80, prima come assistente di Carla De Benedetti, nota fotografa di architettura, poi negli studi di importanti fotografi di moda a New York e Parigi. Grazie alle collaborazioni con le più importanti testate italiane dell’epoca come VogueElleMarie Claire o Amica, arrivano le prime campagne pubblicitarie e il successo come fotografo di moda. Il reportage sulle donne torturate dal regime cileno per Marie Claire nel 1988 e quello sulla crisi in Irlanda del Nord per Il Venerdì di Repubblica nel 1991lo portano ad alternare moda e reportage, fino al 1997, quando decide di dedicarsiprincipalmente al fotogiornalismo. Il suo lavoro lo ha visto così testimone dei conflitti internazionali più drammatici. Per incarico del World Food Program nel 1997 è nel sud del Sudan, documenta poi l’attacco di Al-Qaeda all’ambasciata americana di Nairobi del 1998 fino ad approdare in Afghanistan per incarico del Comité International de la Croix Rouge di Ginevra. Negli ultimi venti anni ha lavorato nelle zone di crisi in Africa e in Asia: Kashmir, Kosovo, Timor Est, Palestina e Israele, Sierra Leone, Libano, Somalia, Repubblica Democratica del Congo, Colombia, Egitto, Libia e Siria. Ma per la sua vita professionale è stata particolarmente significativa la lunga permanenza in Iraq dal gennaio 2003, quindi tre mesi prima dell’inizio ufficiale della guerra, al 2008. Riconosciuto come uno dei reporter più importanti della guerra in Iraq, in esclusiva per TIME ha documentato con continuità gli orrori della guerra, il breve accenno di speranza dopo la caduta del regime di Saddam Hussein, l’aumento di gruppi terroristici e insurrezionalisti e l’inesorabile discesa verso una sanguinosa guerra civile. L’Iraq di Pagetti è stato recentemente raccontato in Shooting War, documentario realizzato da Aeyliya Husain, regista canadese di origini irachene, e presentato in anteprima mondiale al Tribeca Film Festival 2017. Oltre che con TIME, Franco Pagetti lavora con alcune fra le più importanti testate giornalistiche internazionali quali NewsweekThe New York TimesThe New YorkerThe Wall Street JournalStern, Paris Match, Le Figaro e The Times. Tra le esposizioni personali più recenti si ricordano “Veiled Aleppo” al Worcester Art Museum (Massachusetts, Stati Uniti) nel 2016 e alla Galerie Vallois di Parigi nel 2013, “Routine is fantastic. Donne” alla Fondazione Stelline di Milano nel 2013, “Flashback, Iraq” alla VII Photo Agency Gallery di New York nel 2013, “Tan Vecinos y Tan Lejanos” alla IX Bienal Internacional de Fotografía – Fotonoviembre a Tenerife nel 2007. Le sue fotografie sono presenti in collezioni pubbliche e private.

Inaugurazione: Giovedì 5 ottobre 2017, ore 18.30
Ingresso gratuito Donazione suggerita € 5
Orari: da Martedì a Venerdì, 10.00–19.00
Sabato e domenica, 16.00 – 20.00
Lunedì chiuso
Tutti i giovedì, alle ore 13.15, visita guidata a € 5 cad

Comunicato Stampa

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